Piano Sano Lontano

Piano Sano Lontano

Slow tourism | Esperienze, tour, audioguide, degustazioni

Home | Podcast | Chi sono | Contatti

Rabbia: cos’è e perché ci si arrabbia?

La rabbia, si sa, purtroppo è un’emozione ricorrente delle nostre giornate. Ma come potremmo liberarcene? Per vivere senza arrabbiarci, o almeno per ridurre i fattori che ci fanno perdere la pazienza, prima di tutto è importante conoscere bene la natura del nemico che intendiamo combattere, in questo caso la rabbia, appunto. In questo articolo scopriremo tutti, o quasi tutti i segreti della rabbia, capiremo cos’è, come si manifesta e quali sono i principali fattori che la scatenano. Vedremo anche che la rabbia non ha solo dei lati negativi, ma in certe circostanze può anche tornarci utile.

Altrimenti ci arrabbiamo

I fattori che possono scaturire la nostra rabbia sono molteplici: il traffico, il capo, il partner, la politica, gli oggetti, la vicina di casa, l’addetto al call center e così via. Insomma, sono tanti i momenti in cui ci verrebbe da dire, con l’eleganza di Terence Hill e Bud Spencer, che le cose devono cambiare, altrimenti ci arrabbiamo. Siccome però le cose come il traffico, la vicina e il call center tendenzialmente non cambiano, se non in peggio, finiamo spesso per assomigliare all’omino della Linea di Cavandoli che se la prende perché gli manca la linea bella liscia su cui camminare.

Quando anche brontolare non basta, diventiamo come uno degli uccelli arrabbiati e vendicativi di Angry birds, o come la Rabbia di Inside out. I più colti di noi si trasformano invece in Orlando Furioso. In questo articolo vedremo cosa si cela dietro a queste nostre reazioni dal punto di vista scientifico e scopriremo i meccanismi che ci portano ad arrabbiarci.

Cos’è la rabbia?

La rabbia, l’ira, la collera o la furia sono emozioni, sono degli stati psichici alterati, scaturiti da eventi inattesi e percepiti con disappunto, contrareità e frustrazione. Un’esternazione interpretata come una provocazione o come una minaccia può suscitare in noi la rabbia, ovvero un’irritazione violenta alla cui origine può esserci un profondo senso di impotenza, così come un’improvvisa delusione.

Quando si è arrabbiati, si prova una forte avversione verso la situazione o la persona in questione. A volte può addirittura succedere che questo slancio negativo sia indirizzato verso noi stessi. Che si tratti di uno stato emotivo piuttosto nocivo e complesso, lo dimostra anche il termine stesso di rabbia, il cui significato principale indica la nota malattia infettiva.

La rabbia è una cosa negativa?

Per forza, verrebbe da dire. A supportare l’opinione secondo cui la rabbia è una cosa negativa, basta pensare a come ci sentiamo (male) quando ci arrabbiamo. Tra le altre cose, incavolarsi comporta un aumento della pressione sanguigna, oltre che del ritmo respiratorio e il rilascio, da parte del cervello, di composti chimici che stimolano azioni protettive immediate, come quando siamo in pericolo. L’eccitamento aggressivo inoltre di solito non passa velocemente, ma continua ad avvelenare la nostra giornata per diverso tempo. Come se non bastasse, se l’arrabbiatura comporta anche uno sfogo ad alta voce, possiamo di conseguenza soffrire anche di un male alle corde vocali.

Teorie secondo cui la rabbia non farebbe sempre male

Ma non è tutto così semplice. Infatti, sin dai tempi più antichi e fino quasi ai giorni nostri, ci furono una sfilza di autorevoli personaggi tra filosofi e medici convinti che la rabbia in realtà facesse bene.

Uno dei primi filosofi ad avanzare questa tesi fu Aristotele, in controtendenza anche rispetto ad altri grandi pensatori come ad esempio Seneca, il quale considerava la rabbia una sorta di follia. Secondo Aristotele infatti, l’ira poteva essere configurata come una giusta reazione a un’ingiusta offesa ricevuta. Inoltre, in tempi antichi la rabbia veniva anche considerata come un catalizzatore del coraggio e dell’eroismo.

La rabbia come cura

Ciò che per noi è invece molto più sorprendente è il fatto che la rabbia fosse utilizzata addirittura come cura. Uno dei precursori di queste teorie fu il medico mussulmano Ibn Butlān che visse nell’XI secolo. Egli partiva dal presupposto che siccome la rabbia faceva scaldare il corpo, e il calore si propagava fino alle estremità di esso, ciò poteva infondere nuovo vigore in chi fosse indebolito a seguito di una malattia e potesse addirittura curare la paralisi.

Due secoli dopo fu il filosofo, scienziato e alchimista inglese, Roger Bacon, noto anche come Dottor Mirabilis, a sostenere che l’ira, pur essendo un vizio innaturale e pericoloso, fosse in realtà segno di vitalità e di spirito giovanile. Secondo lui invecchiando, il corpo diventava man mano sempre più freddo e secco, e dei frequenti scatti d’ira erano in grado di rallentare questo processo. Di simili convinzioni era pure il medico valenciano Lluís Alcanyís, il quale nel 1460 annotò l’esperienza di un medico che sarebbe riuscito a far riacquisire la vitalità scemata a un suo paziente facendolo arrabbiare di brutto.

Freud e la rabbia

Questa scuola di pensiero non appartiene però solo al passato remoto. A riportare in auge l’idea che sfogare la propria rabbia fosse in realtà salutare fu Sigmund Freud che vedeva nelle emozioni represse l’origine di una serie di malattie. La convinzione che fosse molto più salutare scaricare l’ira accumulata che reprimerla fu alla base di varie terapie messe a punto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna negli anni Cinquanta, e continuate fino ai tardi anni Sessanta. Queste pratiche non si limitavano a far sfogare chi era già arrabbiato, ma cercavano addirittura di stimolare l’arrabbiatura.

Un gruppo di persone arrabbiate

Uno degli esempi più famosi di questo approccio curativo fu la Ventilation therapy, praticata in California. Era un po’ il contrario del film 12 Angry Men (La parola ai giurati): durante la seduta di gruppo i pazienti, inizialmente calmi, venivano aizzati in modo che si mettessero a insultarsi a vicenda, sfogando così, secondo i terapisti, la loro collera repressa. Non deve essere stato semplice porre fine alle sedute, ma per guarire, avranno pensato quei dottori, questo ed altro.

I motivi che portano ad arrabbiarsi

Per liberarci degli attacchi d’ira e per evitare che le arrabbiature possano avvelenare le nostre giornate, è fondamentale capire come mai ci arrabbiamo, quali sono i meccanismi che determinano l’insorgersi dell’ira.

Sono principalmente due i rami della scienza che hanno tentato di spiegare i motivi che possono portare l’essere umano ad arrabbiarsi: la neurobiologia e la psicologia.

Per la neurobiologia la rabbia non è altro che una strategia cerebrale che mettiamo in atto per affrontare la paura dell’incertezza. Quando siamo arrabbiati, il processo dell’ira ci spinge a giustificare la percezione che abbiamo della realtà.

Anche la psicologia concorda sul fatto che l’ira è una forma di reazione a una situazione di disagio. Gli psicologi distinguono tre tipi di rabbia in base all’origine specifica dello stato d’animo alterato. Il primo, teorizzato nel Settecento dal vescovo, filosofo e teologo Joseph Butler, nasce da un impulso di autoconservazione e si verifica non solo nell’uomo, ma anche negli animali quando ci si ritiene intrappolati o tormentati. Questo tipo di rabbia è detto frettoloso e improvviso.

Quando invece l’ira diviene costante e deliberata, restando pur sempre episodica, siamo di fronte a una reazione alla percezione di essere vittima di un’ingiustizia o di stare subendo un danno. A differenza dei primi due tipi di rabbia, il terzo non scaturisce da un evento ben preciso, bensì è intrinseco della personalità del soggetto. Una persona scontrosa o irritabile lo è quindi a prescindere.

Come si manifesta la rabbia? Ecco come possiamo riconoscere una persona arrabbiata anche quando la sua ira non è evidente

Il più delle volte riconoscere una persona arrabbiata non è affatto complicato, anzi. Quando uno dà in escandescenze e gli esce del fumo viola dalle narici, possiamo essere certi di avere davanti a noi una persona che, per dirla con gli psicologi, per effetto di qualche stimolo ha temporaneamente allentato i freni inibitori che dovevano stemperare le sue scelte, ed è esplosa in un comportamento incontrollato e scomposto. Ammettiamo pure che osservare da debita distanza una scena del genere, meglio se davanti a uno schermo, senza il rischio di venirne coinvolti, a volte può anche sucitare ilarità.

Per riconoscere la rabbia in noi stessi o negli altri, occorre distinguere fondamentalmente due tipi di ira: quella aggressiva e quella passiva. Entrambi i tipi di ira hanno dei sintomi caratteristici che possono aiutarci a riconoscerla e a gestirla di conseguenza. Come accennato prima, finché la rabbia si manifesta attraverso sintomi quali la distruttività, l’esplosività, la minaccia o il vandalismo, riconoscerla non è complicato. Lo stesso si può dire quasi sempre in presenza di un comportamento vendicativo e punitivo, quando il soggetto rimugina ricordi negativi e non riesce a perdonare vecchi torti subiti.

Forme di rabbia aggressiva

Ci sono invece una serie di comportamenti che la scienza classifica come forme di rabbia aggressiva, anche se non sempre è facile cogliere la rabbia alla loro origine. Può sorprendere infatti, che anche l’egoismo e la sconsideratezza siano ritenute delle forme di rabbia. Ignorare le esigenze altrui, mostrare indifferenza di fronte alle difficoltà degli altri sono atteggiamenti scaturiti dall’ira. Anche la logica che sta dietro al comportamento di chi spreca soldi in modo insensato o guida infischiandosene delle regole, è riconducibile alla rabbia. Nel caso del bullismo e soprattutto nel caso dell’autolesionismo invece, si fa un po’ meno fatica a identificare questi fenomeni con delle forme di rabbia aggressiva.

Forme di ira passiva

Dove riconoscere una persona arrabbiata diventa compito molto più arduo è nel caso delle forme di rabbia passiva. Rientrano in questa categoria comportamenti come l’elusività che può portare a diventare fobici, ma anche l’autosacrificio e l’autobiasimo. Infatti, a volte perfino una persona che si mostra eccessivamente disponibile, accetta ogni sorta di critica, chiede scusa per essere viva e rifiuta l’aiuto, fa così perché è arrabbiata. Allo stesso modo, può sempre esserci la rabbia passiva all’origine del comportamento di chi sembra indifferente, fa sorrisi falsi ed evita il contatto visivo. Sembra invece un po’ meno passivo l’atteggiamento di chi si mette a spettegolare o a minacciare in modo anonimo, eppure anche questi sono sintomi dell’ira passiva.

Potrebbero anche interessarti:

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy
error: Content is protected !!