Piano Sano Lontano

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In questo episodio seguiremo le orme di un giovane scudiero innamorato che ci farà scoprire dei favolosi borghi nell’Alto Monferrato.

Ascolta l’articolo nel podcast:

Ogni anno arriva il giorno in cui i raggi obliqui del sole raggiungono una nicchia nel muro del castello medievale di Lerma, illuminandola per qualche breve attimo. In quei momenti i rubini delle tre rose d’oro nascoste in uno scrigno di cristallo dal 1565 avvampano inondando le mura del maniero di una luce infuocata. Il fenomeno dura talmente poco che in oltre quattrocentocinquant’anni nessuno, rabdomanti compresi, è mai riuscito a individuare la nicchia dove Isabella Corvalan, dama d’onore della regina di Castiglia avesse nascosto quel tesoro.

La bellezza di una zona di confine

Siamo nell’Alto Monferrato, territorio di confine tra il Piemonte e la Liguria, noto storicamente come l’Oltregiogo dove secoli fa passavano i muli carichi di sale provenienti dalla riviera e diretti nella pianura Padana.

Quando si parte da Milano col desiderio di mare nel cuore, il paesaggio cambia proprio qui e nel giro di pochi chilometri le infinite distese del Piemonte lasciano il posto alle colline e alla vista di montagne blu in lontananza.

La monotonia viene piacevolmente interrotta dalla visione di case colorate, di castelli che dominano le vallate e di tanto verde.

Il mare è vicino, ma non poi così vicino. Basta fare una volta sola la strada statale del Turchino, nel tratto che da Acqui Terme  porta a Genova Voltri, per rendersi conto che il traguardo del mare è come un amore da conquistare: non c’è nulla di scontato e la strada è piena di curve dietro le quali non sai mai cosa trovi. Può esserci una frana, un capriolo che sbalza fuori dal bosco, o la vista inquietante del letto secchissimo di un torrente.

Ma la strada non ti fa mai perdere di vista ciò che ami, e non smette mai di stimolare la tua fantasia con la foltissima vegetazione dei boschi, con il profumo inebriante dell’aria, con i contrasti forti tra il verde scuro degli alberi, il grigio quasi bianco del fondale del torrente e il rosa delle case inerpicate in collina. 

Viaggi slow tra bici e camminate

Le rose d’oro della dama d’onore sono ben nascoste, eppure è come se quei misteriosi lampi color rubino accompagnassero sempre chi giunge da queste parti: ci sono tesori da scoprire in ogni paesino e spesso si trovano proprio all’ombra di un affascinante castello.

Anche se molte persone arrivano qui in auto, questo territorio attira anche numerosi viaggiatori che prediligono mezzi di trasporto green a cominciare dai propri piedi.

Per le strade strette e tortuose che collegano i vari borghi si incontrano spesso anche dei ciclisti che seguono le orme dei grandi campioni originari di questa zona come il novese Girardengo e Fausto Coppi, nato a Castellania.

La storia d’amore di Aleramo e Adelasia

C’è poi, chi preferisce calarsi nelle atmosfere medievali facendo come Aleramo, che nel decimo secolo fece nascere il Monferrato in tre giorni di cavalcata sfrenata compiuta per amore.

Il giovane discendente di una famiglia nobiliare della Sassonia, rimasto orfano poco tempo dopo essere nato, divenne un coraggioso scudiero e venne accolto alla corte dell’imperatore Ottone.

La sua avventurosa storia d’amore con Adelasia, la figlia dell’imperatore, sfociò inevitabilmente in una fuitina durata anni, e giunse a lieto fine quando Ottone gli disse: “Tu sei un bravo cavaliere. Salta in sella e inizia a correre. Tutte le terre che in tre giorni di cavalcata riuscirai a circondare, saranno tue”.

Il territorio che Aleramo conquistò in questo modo venne chiamato Monferrato perché durante la cavalcata il giovane fu costretto a ferrare il proprio cavallo con un mattone, che nel dialetto locale si chiama mun.

A tavola con Aleramo

Prima che s’innamorasse di Adelasia, per qualche tempo il compito del giovane Aleramo presso la corte dell’imperatore era quello di servire a tavola.

Se vivesse oggi, la corsa del bel giovanotto si trasformerebbe in un rilassante trekking e probabilmente il suo cavallo non farebbe in tempo a stancarsi tra una sosta e l’altra, visto che il suo padrone, amante della buona tavola, non resisterebbe al richiamo delle bontà culinarie tipiche dei vari borghi.

Paesi e Sapori dell’Alto Monferrato

Ad annunciare l’arrivo della primavera nell’Alto Monferrato è ogni anno la grande manifestazione enogastronomica Paesi e Sapori, organizzata dalla Pro Loco di Ovada e del Monferrato ovadese, che anticipa le sagre della bella stagione. Possiamo idealmente partire da lì accompagnati da Aleramo per un itinerario gustoso.

A Molare, borgo noto anche per il Santuario delle Rocche, eretto a seguito di un’apparizione mariana del Cinquecento durante la quale la Vergine avrebbe riempito il cesto di una povera contadinella di pane appena sfornato, possiamo gustare i fiazein, ovvero i focaccini all’antica che magari facevano parte del regalo leggendario del miracolo.

A Cremolino, il suggestivo borgo medievale che domina delle ampie vallate coltivate a vigna, si può assaggiare il coniglio alla cremolinese.

A Rocca Grimalda, altro storico borgo il cui castello si erge su uno sperone roccioso mozzafiato, Aleramo ci servirebbe un bel piatto di lasagne nella peirbuieira, un saporito piatto con i fagioli che potremmo gustare ammirando la danza del corteo mascherato della Lachera, il celebre rito arcaico carnevalesco del paese.

Il volo delle streghe

Spostandoci verso Nord non è da escludere di poter avvistare addirittura qualche strega in volo visto che ci stiamo avvicinando a Carpeneto, paese noto oltre che per la sua importante tradizione vitivinicola, anche per la sua vocazione magica.

Il famoso demologo carpenetese dell’Ottocento, Giuseppe Ferraro, raccolse in diversi volumi le usanze, i canti, le leggende e perfino le particolarità della parlata monferrina. La sua opera è paragonabile a quella che compì Giuseppe Pitrè in Sicilia, di cui Ferraro era amico.

Le storie da lui raccolte sono popolate anche da una considerevole sfilza di streghe, di piante e di animali magici, a dimostrare l’esistenza di una tradizione popolare dal fascino magico, che a tavola viene rappresentata dal minestrone delle streghe, da far seguire dai più consueti, ma non meno favolosi salamini al Dolcetto.

Un burattino per la gioia dei bambini

Passando dall’altra sponda del torrente Orba, ai piedi del castello di Tagliolo Monferrato possiamo gustare un fumante piatto di agnolotti, specialità tipica per eccellenza del Monferrato.

Bastano pochissimi chilometri di strada per fare la conoscenza di Silvanino, il burattino di legno e stoffa che ogni estate chiama a Silvano d’Orba i bravi burattinai d’Italia per una grande festa colorata i cui protagonisti sono i bambini e i burattini, mentre i grandi possono farsi venire il buon umore anche degustando le grappe delle celebri distillerie silvanesi.

Dopo la bevanda che i pellerossa chiamavano acqua di fuoco, nel borgo accanto, a Castelletto d’Orba, ci si può assetare invece con l’acqua quella vera e purissima che sgorga dalle numerose fonti del paese.

Argento e oro

La caccia al tesoro nell’Alto Monferrato si colora anche di riflessi argento e oro: l’argento è quello delle trote che popolano le acque limpide dei torrenti che nascono tra le incontaminate montagne liguri e che formano delle stupende spiaggette immerse nella natura. Invece l’oro che luccica da queste parti è proprio quello vero.

La ricerca dell’oro in questa zona risale ai tempi dell’Impero Romano e continua a tutt’oggi grazie agli instancabili appassionati che nei fine settimana si calano nei Klondike monferrini per tornare spesso con delle preziose pepite in mano.

Il nostro giro con Aleramo ci riporta nel borgo da cui siamo partiti. A fine giornata, seduti nella veranda di un ristorante di Lerma, ci sorprende la visione di una calda luce color rubino. Resta un mistero se si tratta della luce delle leggendarie rose d’oro o di quella del buon Dolcetto d’Ovada nei nostri bicchieri.

Francesca Bertha

Questo racconto è stato pubblicato nell’antologia del concorso letterario Ti racconto la mia città, promosso da Ecobnb.

Ecco l’articolo che il quotidiano L’Ovadese ha dedicato alla pubblicazione.

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